Valore e plusvalore tra esperienza estetica, pratica artistica e ricerca accademica
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Valore, qualità, eccellenza sono termini nei quali si inciampa facilmente quando si parla di arte, di ricerca e di università. Che si tratti di stabilire criteri di valutazione o discutere di esperienza estetica, la nozione di valore – misurabile o eccedente – riappare ciclicamente nel dibattito culturale.

Nella crescente funzionalizzazione e misurabilità della ricerca universitaria, parallela alla progressiva accademizzazione del cosiddetto mondo dell’arte, la nozione di plusvalore può essere la chiave con cui indagare la produzione di sapere scientifico e la pratica artistica? Dove ogni discorso sul valore di un’opera intellettuale sembra oggi essersi trasformato in una discussione sul tema che vi si produce intorno, è possibile fare dei valori comunicativi, morali, etici, sociali il terreno di indagine del valore aggiunto dell’opera d’arte – o all’opera d’arte? La categoria di plusvalore può essere utile a problematizzare il processo di valorizzazione e affermare valori alternativi da quelli classici dell’economia, dell’equivalenza piuttosto che dello sfruttamento della ricerca scientifica a scopi commerciali? Come un’altalena tra domande e risposte che arretra e affiora, sprofonda e riemerge, le differenti attività, i formati – i casi di studio, la call for paper internazionale – le ricerche sul campo, le azioni del programma di Studio Roma 2016 indagano i processi di valutazione, la nozione di valore e quella di plusvalore.

Studio Roma affronta la tematica del plusvalore provando a tratteggiare una definizione estensiva dei processi estrattivi delle materie prime dell’economia globale. Tali pratiche oggi non riguardano più solamente la provvigione di semplici materie naturali come petrolio, metalli o minerali, non si materializzano più solo negli effetti del land grabbing, delle coltivazioni estensive o nello sfruttamento di bacini naturali. Complesse e sofisticate operazioni oggi formano un’alchimia di algoritmi, dati e cemento resa possibile dalle innovazioni specializzate della logistica e dei mercati finanziari. Si tratta di tecniche che hanno raggiunto un livello senza precedenti nel convertire e trasformare anche le attività umane dei contesti urbani in una risorsa di valore economico.

Studio Roma 2016 interroga il regno dei valori sistemando sull’esperienza sottili passerelle che conversano con un’ipotesi: oggi che la capacità produttiva di ricchezza economica è connotata sempre più dalla partecipazione sociale di chi lavora, la valorizzazione e i suoi criteri di misura sono definiti all’interno del circuito sociale. La moltiplicazione di valori nell’alveo dell’economia afferra le cose dove sono più paradossali: produzione e vivere in società sono diventati elementi di un medesimo tutto. Inclinazioni etiche, mentalità e orientamenti estetici diventano la “materia prima” sempre più sfruttata direttamente, trasformando il lavoro in senso ampio e generale.

Un programma che osserva i processi di creazione e produzione nelle infrastrutture del plusvalore, dove la ricchezza è nella gestione della mobilità, nella circolazione di merci e nell’accumulazione di dati. Lo studio della città-hub e il viaggio al porto di Genova indagano le infrastrutture globali della logistica dei flussi, le reti, l’interconnessione e la mobilità. Lo spazio portuale di Genova è altresì il luogo dove interrogare i cambiamenti nel lavoro, nei mestieri e nelle professioni investiti dalla continua evoluzione delle tecniche e della specializzazione.

Studio Roma percorre la metropoli lì dove la valorizzazione economica si dispiega in una molteplicità di forme pari solo alla proliferazione dei valori che vogliamo indagare. Una ricerca nei terreni di mezzo tra produzione e società, dove si valorizzano idee, linguaggi, modi di vita, reti, conoscenze. Una combinazione capace di superare continuamente i propri limiti nel momento in cui vengono riconosciuti come tali, così come ha fatto Roma: questa città è avanzata per espansioni che ne hanno disegnato epoche e frammenti senza recuperare, reintegrare, ricucire quanto già realizzato. Una città stratificata fatta di rovine, capace di autorganizzarsi spontaneamente dando vita a forme sociali sconosciute. La sua economia oggi trasforma pezzi della città in rovine prima ancora di essere finiti e utilizzati, il cui uso informale e spontaneo, spesso osteggiato se non apertamente combattuto, è la sua energia più vitale.

Un programma di attività che cerca le grandezze della valorizzazione neoliberale battendo la pista della produzione accademica e della creazione artistica sulle tracce della dismisura, di nuovi prototipi della misura. Prendendo piede dall’osservazione situata, da approcci critici nei confronti degli attuali regimi di valutazione e da specifiche situazioni di valutazione, la ricerca tenta di rendere evidente la tensione tra legittimità istituzionale e le pratiche riflettendo sulle molteplici relazioni che intercorrono tra la situazione, le forme di lavoro e la valutazione. I laboratori attivati in questo programma animano pratiche che mirano a sovvertire, se non sospendere, le modalità convenzionali di valutare nelle arti e nelle scienze, prolungando così la riflessione su alternative possibili.

L’ambiguità di queste ipotesi, l’indecidibilità del contemporaneo, sono il luogo dove Studio Roma si accamperà durante le settimane di questo programma articolato dai borsisti dell’Istituto Svizzero, dal team Studio Roma, con il contributo prezioso del collettivo Stalker (in particolare Lorenzo Romito, Giulia Fiocca e Francesco Careri), di Sergio Bologna, Alain Bovet e Olivier Voirol.